Letture poetiche Sabato 2 settembre dalle ore 17.00 a Moleto (Al)
www.artmoleto.com

Dreamers

Anche quest’anno, nel primo fine settimana di settembre, sabato 2 (dalle ore 14 alle ore 21) e domenica 3 (dalle ore 11 alle ore 20), le vie, i cortili, i giardini del piccolo borgo di Moleto – frazione di Ottiglio, nel cuore del Monferrato Casalese, inserito dal 2014 nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco – ospiteranno la mostra degli artisti di ArtMoleto:
Luciano Bobba, Giò Bonardi, Ilenio Celoria, Piero Ferroglia, Michelle Hold, Cate Maggia, Andrea Massari, Roby Pissimiglia, Teresio Polastro, Petra Probst, Giovanni Tamburelli, Bona Tolotti, Daniela Vignati.

Programma

Sabato 2 settembre la mostra apre alle 14. Alle 17 ci sarà l’inaugurazione con la presenza di un rappresentante dell’ Ecomuseo della Pietra da Cantoni, seguirà un percorso guidato in ogni cortile con lettura di poesie.
Alle 20.30 invito a cena al ristorante Cave di Moleto per una cena a tema ‘DREAMERS’ a cura di Patrizia al prezzo di 25€ escluso vino , seguito da  “Sogni e Magie” , una speciale performance magica con Filiberto Selvi, campione italiano 2017 e Pino Rolle, artisti del Circolo Amici della Magia di Torino.

Domenica 3 settembre la mostra apre alle 11, con la possibilità di pranzare al ristorante Cave di Moleto.
Per i sostenitori dell’Associazione ArtMoleto ( 10€ ) un aperitivo con vini della Tenuta Tenaglia e Tenuta Santa Caterina nel cortile Amaranthus dopo le 18.00.

Nel continuare l’organico progetto espositivo avviato fin dal 2009, l’edizione 2017 è caratterizzata da un titolo affascinante e nel contempo evanescente, difficile da costringere entro precisi confini: Dreamers, sognatori.
Dreamers poiché il sogno è alla radice stessa di qualunque atto creativo, artistico o intellettuale, come di ogni impresa dell’uomo immanente sulla terra. Sogno che, come scrive Shakespeare ne La Tempesta, è la sostanza stessa dell’uomo: “Siamo fatti anche noi della materia di cui sono fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo di un sogno è racchiusa la nostra breve vita”.

E’ la spinta, il movente che incalza ogni costruzione umana, che già contiene in sé la certezza del dubbio, la consapevolezza della finitezza e del limite di ogni ricerca e realizzazione. Ma l’artista non vaga incerto nel mondo iperboreo, isolato nella sua torre d’avorio: l’artista lavora e combatte una quotidiana battaglia, ideale e pragmatica, fatta di successi e delusioni, per aprire nuove vie, avviare nuovi percorsi, miscelando in maniera misteriosa e alchemica l’impalpabile sostanza del sogno e la pesante natura della materia.
La mostra, come è tradizione, sarà accompagnata da un catalogo illustrato, con testi  della storica e critica dell’arte Chiara Gatti e della poetessa Paola Casulli.

https://issuu.com/michellehold/docs/dreamers-catalogo_email

Poeti presenti nei cortili di Moleto sabato 2 settembre dalle ore 17.00:
Giacomo Bellitto
Chiara Olivero
Camillo Sangiovanni
Enrico Marià
Paola Casulli 

 

Il sognatore creativo ©

Che cosa è il sogno se non il luogo dell’arcano e del prodigioso? Quel territorio sconosciuto e incontestato della psiche dove trovano compimento accadimenti straordinari? Che sia immagine ingannevole e fallace, luminosa visione, proiezione della psiche o fantasia della mente, il sogno è la rappresentazione dell’órexis celata nel profondo di ognuno di noi. Così i greci definiscono il desiderio e la tensione custoditi nel nostro inconscio. Desideri irrealizzati o rimossi, estranei alla mente vigile, che nel sogno cercano appagamento. Proprio per non tradire la natura di questi pensieri proibiti o censurati dal nostro io, il sogno deforma e dissimula il materiale psichico. Rende oscuro e confuso il desiderio che cerca realizzazione. È strano, infatti, come la parola “sogno” di regola abbia un’accezione positiva. Se diciamo “i nostri sogni” lo diciamo per indicare le nostre aspirazioni, per descrivere le nostre speranze. Ma i sogni, quelli veri, raramente sono lineari e sereni. Al contrario lasciano in noi, al risveglio, un senso di turbamento e di inquietudine. Nel silenzio ovattato della suggestione onirica, dove persino i pensieri appaiono fin troppo rumorosi, la realtà si presenta come imperfetta e torbida rispetto al normale stato di coscienza e i suoni, i rumori, gli odori, le luci, i paesaggi, tutto si dipana in un apparente stato di incoerenza che chiede interpretazione e decifrazione. E soprattuto dove la durata è un concetto che non si può applicare. La visione onirica, percepita densa di avvenimenti, è in realtà brevissima. Tutto ciò che accade durante il sogno non è cadenzato dal ritmo preciso e ineluttabile delle lancette di un orologio. Nel sogno il tempo onirico, dunque, non coincide con il tempo umano. Così come l’azione, che in esso si compie, avviene al di là di ogni nostro possibile intervento. Gli avvenimenti trascorrono e si mescolano rapidamente. Accadono e poi svaniscono senza che il sognatore possa interferire e cambiare il corso delle cose. Il vento non ha direzione e i colori sono troppo sgargianti o estremamente sbiaditi oppure fatalmente oscuri, senza veridicità alcuna. Nel sogno il dreamer non si pone domande, non cerca risposte, non compie mai una vera e propria azione, non oppone resistenza. Egli assiste passivamente e si adatta senza stupore. Ogni sogno, dunque, ha luogo in un tempo dove è impossibile entrare, un tempo sospeso dove tutto ciò che si compie sfugge all’io consapevole e le cui finalità ci vengono suggerite solo al risveglio.. Sognare, infatti, è anche svegliarsi. Se i sogni non fossero un risveglio, tutto resterebbe inavvertito. Tutto rimarrebbe, sterilmente, al di là delle frontiere della coscienza. È solo al risveglio che ci viene restituito il tempo e il luogo di un’azione. Nel sogno le immagini che sorgono, subito si dileguano, restando pertanto inaccessibili e indecifrabili. Al risveglio, invece, gli oscuri significati di quanto è accaduto nel tempo onirico sono svelati. Tutto ciò che prima era in modo assoluto, ora può diventare atto creativo, movimento tangibile.
L’arte ha origine dal sogno. Come scrive Maria Zambrano, “Arte è il sogno che senza cessare di esserlo è passato attraverso il tempo e dal tempo ha imparato”. L’atto creativo, dunque, attraversa il tempo, il tempo del sogno, per abbracciare la propria essenza più intima: la conoscenza. Di converso, nell’atto creativo il tempo onirico acquista senso e vocazione. Nella veglia, il dreamer, riacquista il tempo e la libertà di azione insieme al movimento, punto di partenza per una ricerca di carattere ideale. L’immagine percepita dalla fantasia onirica, non più disgiunta dallo sforzo di crearla e di attualizzarla, diventa oggetto reale. Mentre nel sogno l’uomo non sente scaturire la realtà, piuttosto la accetta come prestabilita, nella veglia viene creata dalla sua stessa volontà, dal suo personale progetto di vita. Al risveglio dal sogno, insomma, l’uomo sente che deve agire e, per l’artista in particolare modo, quell’azione, o meglio la finalità di quell’azione, diventa una consegna morale, un imperativo etico. Egli sa che qualcosa è lì unicamente per lui, che è una chiamata, una vocazione tout-court. E la sua energia, talvolta segreta e nascosta, torna a fluire magicamente. Cosicché la vita stessa, nella sua interezza, diventa sogno. La materia impalpabile ed eterea dei sogni aderendo alla terra diventa colonna per il cielo, entrando nel mondo terreno diviene porta per l’universo. L’inconscio e il coscio si fondono insieme, affidandosi alla materia dei corpi e l’enigma appare come storia compiuta, senza più interruzione. Entrando, per così dire, in simbiosi.. La realtà diventa una carte blanche, una creazione artistica che prenderà vita nel “qui ed ora” mentre il vortice onirico pian piano si disvela e si appiana adattandosi alle sensazioni che si percepiscono come fondanti dell’atto creativo. L’artista, attraverso l’esperienza del sogno, dove riconosce miti, archetipi e simboli, coglie spunti per nuove storie, diventa l’artefice di nuove creazioni. Scopre nuovi orizzonti. Come fosse quel nuotatore che, trovandosi in una caverna sottomarina, con un vigoroso colpo di reni riaffiori in superficie e, a pelo d’acqua, torni a sorprendersi della bellezza dei colori così diversi dal blu delle profondità marine a cui i suoi occhi erano abituati. Così il sogno creatore, perdendo l’opacità e la claustrofobica sensazione di impotenza, diventerà vita respirata e colonizzata dall’azione. Diverrà opera d’arte che sarà opera al confine col sacro. Una lunga e ipnotica liturgia che avvicinerà al divino. Quel divino da cui, sogno o non sogno, tutti discendiamo.

Luce

INCANTOerrante

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