Alessandro Bergamini nasce a Bondeno nel 1986. Si avvicina alla fotografia con una vecchia reflex del padre e da li comincia il suo percorso artistico e spirituale. Un percorso, il suo, che si andrà man mano caratterizzando sempre più nel cogliere con delicatezza e grazia la bellezza degli sguardi e dei gesti di un’umanità variopinta incontrata nei suoi viaggi attraverso paesi e luoghi tra i più remoti del mondo. Di queste culture sconosciute ai più, Alessandro riesce a costruire e lanciare, attraverso la sua arte fotografica, ponti visivi e spirituali permettendo, a noi che guardiamo le sue fotografie, di assaporare, quasi come fossimo lì, i colori e i profumi di quell’oriente che Alessandro ama tanto e con cui riesce ad interagire esprimendo nelle sue visioni ed emozioni anche il non visibile, il non detto, le storie mai raccontate prima, creando un vero e proprio patrimonio artistico-spirituale da vivere in ogni suo scatto. In modo che i volti e i luoghi di quelle terre segrete e così lontane diventano per l’osservatore un mondo straordinario da condividere. La sua tecnica di post produzione è frutto di una lunga ricerca ed esperienza per poter esprimere al massimo l’atmosfera vissuta nei suoi viaggi.
Zanskar fa parte del distretto di Kargil, nello stato più settentrionale dell’India, Jammu e Kashmir. Terra remota e scenografica annidata nella regione del Ladakh, è di una bellezza mozzafiato, tra le meno accessibili del Paese. Nove mesi all’anno è sepolta sotto la neve, le sue cime hanno un’altezza media di 6000 m, mentre si dischiude come un fiore meraviglioso, a chi voglia ammirarne le bellezze, solo tra luglio e settembre.
Il senso di isolamento dal mondo che si percepisce in questa zona è notevole e la vita degli abitanti sembra impregnata da questa atmosfera sospesa nel tempo.
La sua etimologia sembra indicare nell’origine del suo nome la presenza naturale del rame in questa regione, descritto con la parola tibetana “Zang”, mentre la seconda sillaba “Zangs-dkar” sembra indicare il rame bianco, oppure “Zangs-mkhar”, palazzo di rame o ancora “Zangs-skar”, stella di rame.
A me, tuttavia, piace di più la versione di altri studiosi i quali sostengono che invece il nome, la cui ortografia accettata localmente è zangs-dkar, significhi buono (o bello) e bianco. “Buono” si riferisce alla forma triangolare della pianura Padum, il triangolo che è il simbolo del Dharma e della religione; “Bianco” si riferiva alla semplicità, alla bontà e alle inclinazioni religiose dei Zanskaris. Ed è proprio alla vita remota dei villaggi e all’indole dolce e pacifica dei suoi abitanti che si ispira la fotografia di Bergamini.
Fotografie di Alessandro Bergamini