Conclave, film di Edward Berger

Molti sono i film ambientati nelle stanze del Vaticano o che hanno il Vaticano e la Chiesa come sfondo per storie di suspense, inquietanti e cupe. Storie di inquisizioni, esorcismi, eventi soprannaturali, ma anche thriller, strane cospirazioni, pericolose società segrete, enigmi irrisolti…
Angeli e demoni; L’apparizione; La setta dei dannati; L’esorcista del Papa;  The new Pope; The Young Pope; I due papi; Il codice da Vinci; Habemus papam; Karol, un uomo diventato Papa; Esterno notte.

Una lista che può allungarsi di molto.

L’ultimo in ordine di tempo, presente dal 19 dicembre nelle sale cinematografiche, si rivela eccellente sotto tutti i punti di vista… o quasi.

Si intitola, Conclave. Un thriller tratto dall’omonimo libro del britannico Richard Harris (autore di Fatherland, L’ufficiale e la spia, etc.).

Conclave, dal latino cum clave, chiusi a chiave

Conclave – dal latino “cum clave”, chiusi a chiave, è una pratica che ormai risale a circa 900 anni fa e che vede i cardinali riunirsi nella Cappella Sistina per scegliere il nuovo Papa, senza uscire mai, dopo che viene pronunciata la famosa frase: “extra omnes”, fuori tutti.

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IL FILM

Certamente la sceneggiatura del britannico Peter Straughan è strepitosa, la fotografia del francese Stéphane Fontaine, sublime e la musica, del compositore tedesco Volker Berterlmann, evocativa e coerente nel sottolineare la tensione e i dilemmi morali in gioco. Per non parlare delle interpretazioni magistrali di un cast stellare.

Eppure il secondo film del regista tedesco Edward Berger, già premio Oscar per il Miglior film straniero (più altre tre statuette) con Niente di nuovo sul fronte occidentale (la trasposizione dell’omonimo romanzo di Erich Maria Remarque, una delle più celebri opere letterarie incentrate sulla Prima Guerra Mondiale), non è riuscito ad evitare una buona dose di retorica, stereotipi e banalità.

Conclave, una scena del film.png

I PERSONAGGI

Thomas Lawrence, interpretato con profonda gravitas e sommessa inquietudine da un magnifico Ralph Fiennes in stato di grazia, è un influente cardinale e decano del collegio cardinalizio, incaricato di coordinare e gestire il conclave dopo la morte del Pontefice.

Un magnifico Ralph Fiennes interpreta il Cardinale e decano Thomas Lawrence

Lawrence, tuttavia, vive una profonda crisi di fede tanto da rassegnare le dimissioni al Santo Papa che tuttavia, ravvisando in lui indiscutibili virtù di giustizia, rigore morale e onestà, tutte virtù necessarie per gestire il Conclave, le respinge prima di morire.

Ospitati in Vaticano presso la Domus Sanctae Marthae per eleggere il nuovo Papa, tra i cardinali candidabili per ricoprire la sedes vacans, ci sono una serie di personaggi le cui ambizioni rampanti e le macchinazioni più sottili messe in atto sono dipinte con rara profondità psicologica dalla penna magistrale di Straughan.

Essi appartengono da un lato alle frange più conservatrici, a difesa della tradizione, che fanno capo al cardinale nigeriano Joshua Adeyemi (Lucian Msamati), “che crede che gli omosessuali vadano mandati in prigione in questo mondo e all’inferno nel prossimo”

Lucian Msamati interpreta il cardinale Adeyemi

e al cardinale italiano Goffredo Tedesco (Sergio Castellitto), carismatico e maligno, intollerante e reazionario, alfiere di una nuova guerra santa contro il nemico islamico.

Sergio Castellitto interpreta il cardinale Tedesco

Dall’altra parte un segmento più moderato, che guarda al progresso, guidato dal cardinale statunitense Aldo Bellini (Stanley Tucci), progressista liberale e lo stesso cardinale Lawrence;

Stanley Tucci interpreta il cardinale Bellini

Per i corridoi del Vaticano ci sono tuttavia altre figure importanti nell’economia del film: il cardinale canadese Joseph Tremblay (John Lithgow), burocrate corrotto

John Lithgow interpreta il cardinale Joseph Tremblay

e suor Agnes, depositaria di moti segreti e interpretata da una intensa Isabella Rossellini, 8 minuti di girato che hanno comunque fatto gridare il web all’Oscar come migliore attrice non protagonista. Ma nel frattempo per lei è arrivata una nomination ai Golden Globe!

Isabella Rossellini interpreta Suor Agnes

Tra questo sparuto gruppetto di cardinali intenti a macchinazioni complesse, una figura, dapprima marginale ma che pian piano si svela come fondamentale e che non ci risparmierà colpi di scena da cardiopalma, si staglia su tutti. Si tratta di un uomo di buona volontà che cerca di coinvolgere tutti a fare la cosa buona e giusta.

Parliamo del cardinale latinoamericano Vincent Benitez, interpretato dall’attore messicano Carlos Diehz, ordinato in pectore dal Papa in persona mentre era di stanza a Kabul, dopo aver servito nelle zone di battaglia di Congo e Iraq. Uomo autentico, Benitez ha vissuto la guerra in prima persona e, per questo, reclama una Chiesa meno politicizzata e più vicina alla povera gente.

Tuttavia, nonostante il suo personaggio appaia scevro dalla rete di intrighi, tradimenti e giochi di potere che sembrano divorare gli altri cardinali, un oscuro segreto sembra minacciare anche la sua persona: alcuni documenti riguardanti un suo strano viaggio in Svizzera, infatti, lo inabissano nel mistero.

Carlos Diehz interpreta il cardinale Vincent Benitez.jpeg

GLI ATTENTATI

Mentre i centodiciotto Cardinali riunitisi a Roma da ogni angolo del pianeta per la lotta per il Soglio Pontificio, sono chiusi o potremo meglio dire “reclusi” all’interno della Cappella Sistina, ricostruita negli Studios di Cinecittà, a pochi metri di distanza Roma è scossa dalle bombe di una catena di attentati terroristici, la cui eco irrompe fragorosa perfino nel silenzio della Cappella Sistina.

Una delle scene più forti e suggestive è il momento in cui il cardinale Lawrence avanza verso l’altare per depositare la sua scheda, un cartoncino rettangolare con la frase “Eligo in Summum Ponteficem”, sotto il quale ha scritto il nome del candidato prescelto.

Egli pronuncia il famoso giuramento: “Testor Christum Dominum, qui me iudicaturus est, me eum eligere, quem secundum Deum iudico eligi debere” e, tenendo ben il vista il foglietto piegato in due, Lawrence lo poggia sul piattino e lo fa scivolare nell’urna.

Conclave. Il cardinale Lawrence deposita il suo biglietto nell’urna
In quel momento un boato squarcia il silenzio e un’esplosione manda in frantumi parte della cupola della Cappella Sistina, ferendo i cardinali. 
Conclave. Un’esplosione manda in frantumi la cupola della Cappella Sistina

SIGNIFICATO DELLE ESPLOSIONI

Un’interpretazione immediata vuole che la scelta del cardinale Lawrence racchiusa in quel foglietto non sia “secundum Deum”.
Forse Lawrence, in una breve scintilla di ambizione, ha trascritto sul fondo immacolato del cartoncino il suo stesso nome; forse la sua lucidità è stata offuscata e lui stesso immagina di poter essere Pontefice, con il nome scelto di Giovanni… provocando così la chiara disapprovazione di Dio? Scatenando l’ira divina che si sarebbe abbattuta come un fulmine sulle Eccellenze lì riunite?

Ma ad una lettura meno fantasiosa e meno pagana, e più profonda, ciò che il regista vuole mettere in evidenza è la visione di un mondo dilaniato dal costante braccio di ferro tra  religione e politica, tra progressismo e sovranismo. Quel conflitto sia etnico che politico e religioso che le estreme destre alimentano in tutto il mondo, in un vortice di xenofobia e restaurazione.

Lo stesso Tedesco, cardinale mefistofelico e oscurantista, evidenzia ad uno sgomento Lawrence mentre sono tutti nella sala da pranzo a consumare il pasto, come tutti i prelati siedano solo accanto ai propri connazionali, accomunati dalla stessa lingua, rivelando la sconfitta di un’agognata unità all’interno della stessa Chiesa.

Conclave. Una scena dal film

L’unica replica efficace al cinismo di Tedesco risiede nel commovente elogio del dubbio pronunciato dal Cardinale Lawrence durante il sermone nella Basilica di San Pietro:

“La nostra fede è una cosa viva precisamente perché cammina mano nella mano con il dubbio. Se ci fosse solo certezza e nessun dubbio, non ci sarebbe il mistero… e dunque nessuna necessità di fede. Preghiamo che Dio ci conceda un Papa che dubita”.

IL PERSONAGGIO DEL CARDINALE LAWRENCE

Fiennes si tiene per sé la parte più complicata, il personaggio più tormentato e più bello del lungometraggio. Lui, uomo di chiesa eppure intriso di dubbi, in piena crisi, ago della bilancia, deve prendere le decisioni più difficili. Figura al centro di una trama di macchinazioni che disconosce, mediatore tra mille congetture, detrattori e personalità alquanto oscure. Fiennes/Lawrence è l’uomo di fede che però ha difficoltà a esprimere attraverso la preghiera, avvertita ora solo come insieme di formule esteriori rispetto a un sentire più profondo. Personaggio obliquo, sfuggente, alla ricerca di una spiritualità che sembra essergli sfuggita dal cuore ma anche cardinale coraggioso e tenace nella ricerca della verità. Anche se questo comporterà rompere i sigilli che serra la stanza del Pontefice dopo la sua morte.

Conclave. Lawrence rompe i sigilli della stanza del Pontefice dopo la sua morte.

SIMBOLISMO DELLA TARTARUGA

Suggestiva e piena di significato la metafora della tartaruga che non si adatta al destino che Dio ha previsto per lei e simboleggia le libertà spirituale.

La scena finale della tartaruga che si ritrova a vagare sui pavimenti magnificamente decorati del Vaticano, fuggita ancora una volta dalle fontane delle vasche d’acqua e riportata dolcemente nel suo habitat da un amorevole e paziente Lawrence, è la dimostrazione dell’amore divino ma anche la giustezza delle azioni intraprese e la bontà delle scelte fatte.

IL FINALE

E poi c’è il colpo di scena finale: una percezione della società che se da una parte veicola nuove narrazioni, dall’altra svela, a mio avviso, il vero passo passo falso del regista e scopre le carte: ovvero la regola che un certo cinema americano è puro intrattenimento, un compitino ben eseguito, senza macchia e senza lode. I personaggi buoni si danno da fare per capire qual è la cosa giusta da fare e si cimentano, con tutta la volontà a disposizione, nel riuscire a farla. Possibilmente contro dei personaggi che sono dichiaratamente cattivi.

Conclave. Nel finale il cardinale Benitez confida il segreto al cardinale Lawrence

Ma come se ciò non bastasse a condurre lo spettatore su sentieri non troppo impervi, il regista ha tessuto un finale realizzato in nome del politically correct che, se non proprio prevedibile, risulta per l’appunto non troppo scomodo o perturbante, guardandosi bene dall’osare troppo.

Le scelte stilistiche, i temi ricorrenti, le riflessioni, gli indizi sparsi qua e là, che facevano sperare in un epilogo teso a decifrare tutto il disagio della vicenda narrata, alla fine riconducono ad uno sguardo privo di eccessivi giudizi su una Chiesa che invece oggi più che mai si presenta instabile, immersa in conflitti tra ragione e spirito, scissa tra desiderio di potere e accoglienza dell’altro. 

Berger infatti, decide maldestramente di incastonare il personaggio del cardinale Vincent Benitez in una posizione dove, l’eccessivo tentativo di essere progressista oltre ogni dire, alla fine non approda molto lontano, non oltrepassa la soglia del coraggio per desiderio di tacitare le parti. Qualunque esse siano.

Conclave. Una scena dal film

Vediamo nel particolare:

proprio quando Lawrence è ormai convinto di aver fatto la scelta giusta caldeggiando l’elezione di Benitez, monsignore O’Malley, a cui il decano aveva in precedenza chiesto di indagare sui candidati, gli rivela di aver scoperto che il neo eletto Papa Innocenzo stava per recarsi in una clinica in Svizzera per sottoporsi ad un’isterectomia.

Benitez, incalzato da un esterrefatto Lawrence, rivela di essere intersessuale, ovvero di essere nato e cresciuto come un uomo, ma di aver appreso solo di recente di avere un utero e delle ovaie. Il defunto Papa era l’unico a conoscere il suo segreto e aveva comunque favorito la sua elezione come suo successore.

Lawrence accetta di mantenere il segreto di Benitez e di non rivelarlo a nessuno perché a conti fatti risulta essere Benitez l’unico degno di sedersi sul trono papale: il neo eletto, infatti, vede nella sua condizione/identità sessuale un dono divino. “Sono come Dio mi ha fatto”, spiega a Lawrence, aggiungendo di aver scelto di non rimuovere i suoi organi femminili per non rovinare la creazione del Signore.

IL PERSONAGGIO DI PAPA INNOCENZO

L’ipocrisia si affaccia al film. La scelta di scegliere tra quanti nelle minoranze sessuali, designate sinteticamente con l’acronimo LGBTQIA+,  un personaggio intersessuale non è una scelta casuale. 

Se il papa fosse stato transgender o omosessuale sarebbe stato accettato o sarebbe stato uno scaldalo? Se fosse stato nero con segreti risalenti alla sua giovane età, come innamorarsi di una suora di diciannove anni e aver messo al mondo un figlio, sarebbe stato meno ipocrita?

Invece il personaggio di Benitez è un intersessuale: un individuo in cui si manifesta la coesistenza di caratteri maschili e femminili. L’intersessualità è determinata da cause genetiche o fisiologiche, per cui tutte le cellule del corpo hanno il corredo cromosomico d’un sesso, ma durante lo sviluppo avviene un’inversione per cui l’individuo che aveva incominciato a svilupparsi come maschio, continua il suo sviluppo nel sesso femminile e viceversa. 

L’intersessuale nasce con un patrimonio genetico particolare, è così e basta. Certo non è infrequente che, nel corso della propria vita, non si manifesti la volontà di intraprendere un percorso di affermazione di genere fisica e sociale, sottoponendosi alle operazioni chirurgiche per la riassegnazione del sesso.

Mediazioni, escamotage, trucchi per assecondare la creazione di una società apparentemente perfetta, dove tutti tasselli trovano finalmente il giusto posto. L’intersessuale che decide di lasciare tutto com’è per volontà del Signore, è la scelta per non solleticare troppo lo spettatore, per non scavare ulteriormente la psiche dei personaggi, fermandosi così solo al primo strato, quello superficiale, strizzando l’occhio a quante più persone è possibile fare, senza farle accalorare.

Conclave. Il cardinale Bellini parla agli altri cardinali

Così, l’elezione del Sommo Pontefice diventa la perfetta incarnazione dello spirito del tempo, in una totale crisi di univoca identità dove la dimensione umana, che governa ognuno di noi, la sete di potere, il machiavellico scacchiere su cui le Eminenze muovono le loro pedine, la paura di fallire, l’orgoglio, il vacillamento della fede, l’ambizione, la tracotanza, l’ipocrisia e la predisposizione al peccato a cui non si può sfuggire, passano in secondo piano. Come se il regista avesse voluto puntare il riflettore su un personaggio che tutto include in sé, che coltiva l’incertezza come apertura non solo a livello ideale, ma anche come parte integrante della propria identità. Molte sono le forzature, si diceva, pur di essere aderenti alla sensibilità e alle tendenze dei nostri giorni ma che stride con un ambiente che non è ancora pronto a mescolarsi con un tempo che sfreccia ad una velocità insostenibile.

Conclave. Il cardinale Benitez parla agli altri cardinali dopo l’esplosione per mano dei terroristi islamici

Lo stesso Ralph Fiennes in un’intervista dichiara:

“ribadisco la mia convinzione in una fede innocente, sana e sognatrice. Capace di scavalcare ogni debolezza umana e persino la ragnatela di intrighi e bugie che circonda l’elezione di un nuovo papa. Sogno una “Chiesa di vetro”, quindi trasparente in tutto”    

Al netto di questo, Conclave resta un film visivamente apprezzabile e alla fine la fumata sarà bianca, con buona pace di tutti.

La scena finale, di una bellezza senza pari, vede un gruppetto di suore che escono allegre dalla Domus, e ridono. Un’altra scena simbolica di cui lascio al lettore la fantasia di interpretarla.

@IncantoErrante

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