Chi non ha mai pensato che a modellare vasi d’argilla sulle note di
“Oh my love, my darling / I’ve hungered for your touch / A long, lonely time…”
e guidati dal sex symbol Patrick Swayze, non si produca solo un semplice manufatto d’artigianato ma una delle scene cult del cinema mondiale?
Il film che ha questa memorabile scena è Ghost – Fantasma
diretto da Jerry Zucker, con una giovanissima Demi Moore (Molly), il compianto Patrick Swayze, scomparso il 14 settembre 2009 (Sam), e la strepitosa Whoopi Goldberg (Oda Mae Brown).
Pellicola di genere drammatico, che ha fatto sognare più di una generazione, uscì nelle sale americane il 13 luglio 1990, con un incasso superiore a 500 milioni di dollari.
Ghost vinse anche 2 Oscar. Il primo per la Miglior sceneggiatura originale consegnato a Bruce Joel Rubin, il secondo alla stessa Whoopi Goldberg, alla quale la pellicola valse l’Oscar come Miglior attrice non protagonista.
Ma ottenne anche una nomination per la Miglior colonna sonora, firmata da Maurice Jarre. Composta da vari brani dal sapore “blusy” (melodico e nostalgico), ha un tema intitolato a Molly e uno intitolato a Sam.
Ma il brano di punta, che fa da sfondo alla scena di Sam e Molly che, nel cuore della notte, modellano assieme il “famoso” vaso di creta, è il celebre Unchained Melody.
Oh my love, my darling
I’ve hungered for your touch
A long lonely time
Time goes by so slowly
And time can do so much
Are you still mine?
I need your love
I need your love
God speed your love to me
Lonely rivers flow to the sea to the sea
To the open arms of the sea
Lonely rivers cry wait for me, wait for me
I’ll be comin’ home wait for me
Oh my love, my darling
I’ve hungered for your touch
A long lonely time
I need your love
I need your love
God speed your love to me
Il brano, struggente e romantico, prima di essere una delle canzoni più registrate del ventesimo secolo, in origine fu di Alex North, mentre il testo di Hy Zaret. E, sebbene abbia fatto da sfondo a romantiche storie d’amore, in realtà fu scritta per un film che raccontava la triste vita nelle prigioni americane.
La pellicola, del 1955, si intitolava proprio “Unchained” (Senza catene), per la regia di Hall Barlett.
Era una canzone struggente, che parlava di disperazione dove, il protagonista in prigione, accusato ingiustamente, si chiedeva se la sua amata lo pensasse ancora. “Time goes by so slowly / And time can do so much / Are you still mine?” (il tempo passa così lentamente e il tempo può fare così tanto, sei ancora mia?). A cantarla il baritono Todd Duncan.
Unchained Melody si aggiudicò una nomination agli Oscar di quell’anno come miglior colonna sonora. Diventò famosissima e furono in molti a cantare una loro versione. Harry Belafonte, Perry Como, Cliff Townshend. Oggi si contano oltre 500 versioni. Dagli U2 ai Platters, da Neil Diamonds a Frank Sinatra fino al grande Elvis Presley, che la cantò poco prima della sua morte. Belle anche le versioni italiane di Mina, Nilla Pizzi e Iva Zanicchi.
La cover più famosa, tuttavia, è quella incisa nel luglio del 1965 dal duo The Righteous Brothers, un duo musicale soul statunitense formato da Bill Medley e Bobby Hatfield, attivo soprattutto negli anni ’60. La loro carriera discografica è durata dal 1963 fino al 1975, dopo di che hanno continuato ad esibirsi fino al 2003, anno in cui Hatfield è morto. Il loro stile canoro venne definito “blue-eyed soul” (soul dagli occhi blu). Medley è considerato un baritono, molto adatto alle tonalità basse, mentre Hatfield era un tenore, più a suo agio con le tonalità più alte.
Il brano dei Righteous Brothers riuscì a entrare nella Billboard Hot 100 alla posizione numero 5 e a rientrarci 25 anni dopo grazie alla notorietà del film che la riportò in vetta alle classifiche.
Evergreen immortale passò dall’essere il canto di un triste carcerato ad essere associato ad una delle scene più romantiche e indimenticabili del cinema!
IncantoErrante