Saltare a ritroso nel tempo. È tutto ciò che non puoi permetterti di fare a Londra. Come invece può accadere, ad esempio, a Cracovia o a Parigi. Londra non è città che descrivi con linguaggio melenso. Con la poesia di un ricordo o del passato. Londra è la città delle iperboli. E di alfabeti convulsi delle sue tante lingue.
Siamo atterrati a Gatwick in un sabato di giugno per festeggiare il compleanno del mio compagno. Ci ha accolto un sole pigro dietro nubi di pioggia. Sei indotto a credere, per ottimismo e per scienza, che non può piovere per sempre. Sbagli. La pioggia, austera come la città su cui cade, è la seconda verità londinese. Come le sue iperboli. Continua per giorni e giorni scorrendo, come un inchiostro metallico, su cupole, tetti, grattacieli e persone. E sarà per via di tutta quest’acqua che qui, i londinesi, ondeggiano con quel moto lento e minaccioso di un immenso oceano prima della tempesta.
E così ti capita di rispettare, più per indotto timore che per acquisita etica urbana, anche la più elementare delle regole. Come posizionarti rigorosamente a destra sulla scala mobile in Metropolitana. The Tube: la più antica del mondo e la più estesa d’Europa. 28milioni di passeggeri all’anno. In un momento di distrazione o di ben poca destrezza, mi sono fermata al centro. La massa oceanica stava per sommergermi inesorabilmente. Devo la sopravvivenza ad un “sorry”, che ha raggiunto il mio cervello prima che gomiti e ginocchia le mie reni. Un “sorry” trascinato fuori dal palato alle labbra con traiettoria da fionda, pronunciato da un distinto signore sulla cinquantina con impermeabile e valigetta che era posizionato alle mie spalle e aveva evidente urgenza di passare, mi ha dato l’esatta percezione di ciò che puoi o non puoi fare a Londra. La resa è stata incondizionata.
Ma incondizionata è anche la gioia con cui ti lasci andare se passeggi per le vie della città. È la città del futuro, dicevo. Ebbene si. Dai Musical alle rappresentazioni nelle decine di teatri del West End. Dalle mostre di arte contemporanea alle installazioni giganti nei cortili dei musei. Dalla danza d’autore agli incontri di letteratura e poesia. Qualunque cosa chiediate a Londra, Londra ve lo offre in abbondanza. Ti accende e ti attraversa come la freccia di un Cupido dell’ingegno, della fantasia, della creatività e dell’arte nelle sue forme più originali e trasgressive.
Dalla dinamicissima Piccadilly Circus a Trafalgar Square. Da Soho a Covent Garden, fino a Camden Town, Londra è uno sciamano che maneggi tizzoni ardenti. È un giocoliere o un funambolo sulla punta scintillante dello Shard che vi guarda dall’alto e vi sproni ad andare avanti nella scoperta. Senza stancarsi mai. Never give up, dicono gli inglesi.
E così è probabile che, se vincerete la stanchezza e il dolore di piedi indolenziti, improvvisamente, attraversando il Tamigi dal West End fino a South Bank, attraversiate il Tower Bridge. E che lì un omino in giacchetta a scacchi e occhi neri misteriosi, alimenti un fuoco sotto le braci del suo carrettino e vi offra a pochi pounds un cartoccio di squisite mandorle caramellate. E che anche la pioggia mostri la sua fittizia persistenza. E capiterà che restiate a bocca aperta quando le nubi si apriranno per rivelare il più londinese degli arcobaleni.
Testo e fotografia di Incanto Errante
